domenica 16 ottobre 2016

Step 04: Miti e leggende

L' azalea è un colore che rimanda all'omonimo fiore, dotato di tonalità rosa e rosse, per questo ci si può ricondurre al significato attribuito al rosso nella mitologia.
Vasti e molteplici sono i vocaboli che nell' antichità denotavano il colore rosso, a seconda di gamme e gradazioni: porpora, scarlatto, kèrmes, blatta, giacinto, ametista; la maggior parte dei quali avevano una origine comune, derivavano dalla parola 'sangue'.
Il colore rosso venne associato alle parole 'vino' e 'sangue', con significati di virtù magiche di potenziamento e glorificazione della vita, quindi salute, giovinezza, splendore, risurrezione, energia vitale. Inoltre, le proprietà delle sostanze rosse erano essenzialmente di protezione, difesa e purificazione; infatti si utilizzavano amuleti per essere al sicuro dalle forze malefiche, bende di lana rossa veniva avvolte attorno alla cose o a persone da proteggere, unzione di templi e case col sangue per  tenere lontani i demoni.
Il rosso aveva significati rilevanti anche nell'uso funerario: sin dalla preistoria si usava cospargere di cera rossa i cadaveri, secondo la credenza che il rosso avesse poteri purificatori si utilizzavano sudari rossi e venivano posti fiori rossi sulle tombe.
Il rosso rappresentava anche il colore della regalità, della potenza e del lusso, merito del suo alto costo dello splendore e della difficoltà di produzione. Inizialmente l'utilizzo del rosso era esclusivo dell'ambito religioso, ma col tempo si ampliò a quello civile e profano: viene utilizzato negli arredi sacri, nelle vesti e nei mantelli per le statue divine, negli indumenti e nei troni dei sovrani e dei sacerdoti. In Egitto il rosso divinatorio e regale coesisteva con quello nefasto e pericoloso del male. Nella nozione positiva esso era connesso a gioventù, salute, vigore, bellezza e forza; ma nell'età Tardo-Imperiale romana la porpora perde il suo significato sacro, divenendo puro segno di superficialità a causa dello sfarzo e della ricchezza esagerati; riacquisterà valore solo con l'avvento del Cristianesimo.
Il rosso lo si può anche collegare all'idea di guerra, battaglia, azione eroica, all'ardere degli animi in lotta, al sangue versato sul campo e alle divise militari.
Il rosso aveva accezioni negative in Egitto tale tonalità è sinonimo di collera divina, di pericolo, è collegato con l'idea della profondità del sottosuolo e con quella del fuoco, degli Inferi, dove le divinità maligne hanno sempre a che fare con il ferro, materiale ritenuto impuro e negativo quanto lo zolfo (tra giallo e rosso). Per cui i dèmoni devono risiedere in tale luogo nefasto e ardere nel fuoco.

MITI IN CUI COMPARE IL COLORE ROSSO CON DIVERSE ACCEZIONI



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Il filo rosso del destino è una leggenda popolare giapponese e narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra; questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme, non importa la distanza, è un filo che lega due anime per sempre. Questo filo non è visibile, è lunghissimo ed indistruttibile,il problema è che essendo molto lungo il filo spesso si aggroviglia e crea intrecci strani e nodi che creano difficoltà alle due anime destinate a congiungersi; ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo nella relazione, ogni nodo che verrà districato servirà a rafforzare il legame.
Il rosso ha un accezione positiva, simboleggia il legame indistruttibile d'amore che lega due persone per sempre.


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L’ Araba Fenice è un uccello mitologico simbolo dei cicli “morte-rinascita”, deriva dal greco Phòinix, che significa “purpureo”, cioè di colore rosso porpora, poichè nella tradizione dei miti viene rappresentata come un uccello infuocatoL’aggettivo Araba indica la provenienza dell’animale mitologico, poiché il primo in occidente a citarla è Erodoto, il quale asserisce che l’Araba Fenice proviene dall’Egitto.
Il mito dell’Araba Fenice quindi arriva in occidente dall’ antico Egitto, che in quelle terre era conosciuta con il nome di Bennu. La Fenice Bennu è connessa alla ciclicità della vita, come morte-risurrezione e quindi all' eternità dello spirito.
Nella cultura ellenica l'Araba Fenice è sempre connessa alla morte-rinascita e all' eternità dello spirito, ma cambia le sue sembianze nelle descrizioni, diventando un uccello dalle piume purpuree con le sembianze di un aquila.
L’Araba Fenice è un simbolo e come tale viene raffigurato, narrato e rappresentato in base alla collocazione geografica, storica e culturale, ma non cambia mai ciò che rappresenta: l'immortalità dell'anima.





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Afrodite, dea dell'amore, è la più bella tra le immortali. Per ubbidire al padre Zeus sposa Efesto, il deforme dio del fuoco, lo tradisce però con Ares, dio della guerra, che non è tuttavia il suo vero amore. Infatti è innamorata di Adone.  Quando Adone venne alla luce, le ninfe lo raccolsero e lo nutrirono, allevandolo nelle grotte d'Arabia. Il fanciullo, crescendo, divenne bellissimo e mentre cacciava in un bosco sacro, Afrodite lo vide e s'innamorò di lui, dimenticando Ares.
Ma il dio della guerra se ne accorse e decise di punire ferocemente il rivale. Si mutò in cinghiale, e indusse Adone ad inseguirlo; poi gli si rivoltò contro e lo sbranò. Adone lanciò un grido così alto che Afrodite lo udì e accorse trafelata trovandolo in un prato già morto.
Il sangue macchiava l'erba attorno, e per volere della dea il corpo di Adone si trasformò in un anemone rosso come quel sangue.
Il rosso è collegato al sangue associato alla morte di Adone e al dolore di Afrodite.






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